Alle origini del viaggio

Un anno fa iniziavamo un viaggio, un po’ insolito e del tutto fuori dal comune.
Vi starete chiedendo, perché abbiamo deciso che la meta di questo viaggio fosse, in realtà, la casa in cui abitiamo da sempre. Chiamiamolo viaggio delle origini, più o meno.

L’inizio è stato un turbinio di idee e voglia di fare, volenterosi ci siamo cimentati in approfondimenti e abbiamo anche fatto un lavoro sul campo, il nostro “campo”: Scampia.

Abbiamo elaborato diverse presentazioni e la prima, riassuntiva, contiene tutto il nostro lavoro durante un anno. Purtroppo, non abbiamo potuto fare un viaggio fisico nel nostro territorio, ma abbiamo comunque scoperto cose interessanti, in modo virtuale.

Iniziate insieme a noi, questo viaggio nella cultura e nella verità di un luogo sottovalutato e soltanto denigrato.

Incontro con la Cooperativa Sociale L’uomo e il Legno e con il Centro Hurtado (24 marzo 2021)

Dall’incontro col Direttore tecnico, Luca Bertini e la volontaria Susy Bianco della cooperativa sociale “L’uomo e il legno” sono emersi numerosi e validi spunti di riflessione sull’ associazionismo e il volontariato a Scampia. Abbiamo riflettuto, infatti, sul tema del riscatto sociale e sulla necessità di cooperazione in un territorio difficile come questo.

Interessante è stato altrettanto l’excursus sulle numerose attività ed i progetti attivati dalla cooperativa sociale anche all’interno di contesti complessi come il carcere dove i detenuti sono stati formati come agronomi, o il progetto Mandolino napoletano, rivolto a 15 ragazzi e si occupa della formazione al mestiere di liutaio, ed ancora il lavoro svolto come cura del territorio, ad esempio in beni sottratti alla camorra.

Sarebbe auspicabile riprendere progetti come lo Scampia Music Fest di cui è stata fatta una sola edizione nel 2018 per lanciare un’immagine diversa del territorio.

Interessante anche l’intervento di Susy Bianco: ci ha illustrato la sua esperienza nel campo Rom di Scampia, nel quale è a contatto con circa 100/150 bambini. Da tale incontro sono emerse le gravi difficoltà in cui il campo si è trovato, a causa della diffusione del Covid-19.

Intervento e testimonianza dell’operatore Assunta Bianco Assunta Bianco, operatrice per l’inclusione scolastica del progetto Rom, Sinti e Caminanti attivo presso la cooperativa L’uomo e il Legno, ha dal mese di gennaio 2020 operato presso la scuola Pascoli 2 situata nel rione dei fiori a Secondigliano dove si sono manifestate numerose difficoltà innanzitutto per quanto riguarda il problema trasporto, in quanto il comune di Napoli non ha subito avviato il servizio né tantomeno il progetto che essendo partito a metà anno scolastico è stato difficile recuperare dal Villaggio Attrezzato di Secondigliano, sito in via circumvallazione esterna, tutti i bambini iscritti alle varie scuole di riferimento. Con l’inizio della pandemia e la relativa chiusura delle scuole i bambini nella prima ondata non hanno potuto usufruire del servizio scolastico in quanto il servizio è stato sospeso. Alla sua ripresa gli operatori del progetto hanno lavorato al campo, attrezzati di schede didattiche inviate dalle maestre e portandole già cartacee ai bambini per il relativo svolgimento e in contemporanea con l’espletamento delle pratiche burocratiche per la richiesta di device in comodato d’uso da parte delle scuole. Le attività previste dal Servizio si sono svolte in maniera sinergica e coordinata per affrontare le problematiche relative all’isolamento della Comunità ROM e il Digital Divide che ha sostanziato la difficoltà di seguire la “Didattica A Distanza” e, dunque, di garantire la frequenza scolastica.

Con le famiglie appartenenti alla Comunità Rom si è infatti prima svolto un lavoro finalizzato alla sensibilizzazione e responsabilizzazione circa l’importanza della frequenza scolastica, ascoltando, contenendo e supportando il background emotivo carico di timori e paure circa le possibilità di contagio a scuola ed accompagnandole nell’espletamento delle pratiche amministrative e burocratiche necessarie al rientro a scuola. Infine, il sopraggiungere di alcune situazioni critiche legate al contagio da Sars-Cov-2, ha portato l’equipe ad attivare un lavoro sinergico con l’Asl Napoli 1 Centro, in particolar modo con il distretto 28, dapprima per uno screening necessario al contenimento del contagio anche in relazione alle sempre più pressanti richieste da parte delle famiglie e successivamente alla conseguente Ordinanza Regionale che ha posto il Villaggio Attrezzato in Zona Rossa, si è supportato l’Ente committente e l’istituzione sanitaria attraverso attività di mediazione, supporto e sostegno sociale per la Comunità ROM, avviando un importante lavoro di Rete con altre organizzazioni del Territorio per far fronte all’elevata mole di esigenze rilevata durante il periodo di isolamento dei residenti al Villaggio Attrezzato.

Dopodiché si è proseguito con l’interessante intervento della Professoressa Avitabile, rappresentante del centro Hurtado, che ci ha presentato la missione del Centro e le sue numerose attività, soffermandosi in particolare sul progetto Musica libera tutti di cui è responsabile, grande opportunità per i ragazzi di Scampia per avvicinarsi gratuitamente allo studio dei vari strumenti musicali.

Tra le Vele soffia una "brezza sana"

La capacità di re-azione di contesti urbani problematici, a fronte di una presenza delle istituzioni pubbliche scarsa o inesistente, ha condotto negli anni alla nascita di pratiche plurali di costruzione di beni collettivi a Scampia.
Ne emerge un quadro molto diverso da quello solitamente tratteggiato dal racconto mediatico, fatto di un magma ricco e composito di associazioni vecchie e nuove, soggetti del terzo settore, gruppi (auto-organizzati, comitati ecc.), dalla progettualità vivace e concreta.

A nord di Napoli, tra i centri urbani di Secondigliano, Arzano, Piscinola e Melito, sorge fino agli anni ’60 una spianata agricola di poco più di quattro kmq nota come Scampia dove, tra gli anni ’70 agli anni ’90, sulla base del programma di decongestionamento del centro cittadino, strade e palazzi prendono il posto di frutteti e masserie. Il periodo più intenso di edificazione raggiunge l’apice con gli interventi realizzati in piena emergenza post-terremoto dal Piano di zona “della 167”.
Questa fase e il susseguirsi di una lunga serie di eventi negativi, tra cui la realizzazione delle famigerate ‘Vele’, è la sintesi finale, che ha creato un agglomerato «derelitto, senza servizi, negozi, punti di aggregazione e poco adatto alla vita di una grossa comunità’» (Maiello, 2009), dove confluiscono da ogni parte di Napoli famiglie di sbaraccati, di senza tetto e, dal 1980, di terremotati, producendo livelli di occupazioni abusive dell’ordine di migliaia di unità.

Il disinteresse nella manutenzione, la conseguente chiusura delle strutture pubbliche, l’insufficiente connessione con il resto della città, la totale indifferenza amministrativa, la fragilità del tessuto sociale e l’elevata disoccupazione hanno predisposto il terreno al seme dell’illegalità, la tragedia di Gomorra.

Tuttavia, nonostante le condizioni ostili, soffia nel quartiere una ‘brezza sana’, sospinta dallo spirito d’iniziativa e dal desiderio di riscatto dei suoi abitanti, impegnati a plasmare la quotidianità del quartiere ai valori del senso di collettività e della gioia di vivere, anziché del rancore e dell’individualismo.

Le associazioni e le cooperative operanti a Scampia rappresentano forme di anti-individualismo, anti-utilitarismo e di orientamento alla orizzontalità, intesa come agire reticolare non-gerarchico. Esse identificano le azioni di ‘privato sociale’ o ‘pubblico quotidiano’ che ci pare contraddistinguano i modi di agire delle realtà associative scampiesi.
Attraverso queste chiavi di lettura, abbiamo provato a fare luce sul fitto panorama di associazioni e cooperative sociali di Scampia.